Da pochissimo è uscito il libro su Al Taliaferro dal nome ''Donald Duck - le strisce inedite (1951-1952)'', edito dall'Anafi, a cura di Alberto Becattini, Paolo Gallinari, Federico Provenzano, Luciano Tamagnini. Ho intervistato Federico Provenzano, già insieme a me e a L. Tamagnini curatore del volume precedente su William Ward.
Al Taliaferro, grandissimo autore Disney, non ha bisogno di alcuna presentazione.
M.
Come
è nato il libro su Taliaferro?
F. Due fattori hanno fatto
nascere l’idea di questo libro: il primo, un timido suggerimento –
dopo l’uscita del volume Paperino – Le inedite follie inglesi
– giunto alle orecchie del qui presente, sulla possibilità di
re-intraprendere dopo lunghi anni una ristampa italiana della
produzione di Al Taliaferro; e il secondo – determinante – lo
stesso volume su William Ward. La nostra discussione iniziale sulla
riproposizione delle classiche strisce di Paperino partiva infatti da
presupposti troppo approssimativi. La produzione sindacata
taliaferriana, anche solo quella inedita nel nostro Paese, è
abbondante, e nel dibattito le due domande più importanti rimanevano
senza risposta: cosa riproporre e perché? A questo ha quindi
risposto il volume su Ward di 2 anni fa: se uno dei personaggi più
importanti di quel libro era la più antica “dolce metà” di
Paperino, la messicana Donna, la soluzione più indicata è
stata senz’altro quella di riproporre la “seconda vita” di quel
personaggio, che nel 1951 fece capolino nella produzione in strisce
quotidiane di Bob Karp e Al Taliaferro. Guarda caso, la produzione di
Taliaferro iniziava ad essere sistematicamente inedita in Italia
proprio a partire da quell’anno: una soluzione doppiamente ghiotta
per il pubblico, quindi.
M.
Credi
sia l'ideale prosecuzione ad un progetto iniziato già con il libro
di William Ward?
F. Sì, ed è una cosa che ho
pensato sin dall’inizio, tanto che la mia introduzione inizia
appunto riallacciandosi al precedente lavoro sul fumettista inglese,
e per la presenza di Donna e perché in questo modo si stava
proseguendo l’opera di “svelamento” di tappe essenziali della
carriera di Paperino troppo a lungo rimaste nascoste agli occhi di un
pubblico più vasto.
M.
Quali
sono le differenze principali tra il libro su Ward e Taliaferro?
F. L’impostazione è, direi,
la stessa. Solo che, essendo il materiale preso in esame molto di
più, l’apparato informativo è di conseguenza molto più ricco.
Grazie allo storico Alberto Becattini, infatti, in questo libro non
si parla solo di Al Taliaferro (come nel precedente si parlava solo
di Ward), ma è stato necessario approfondire anche l’intera
striscia di Paperino con notazioni storiche e filologiche, e
l’operato di altri autori/artisti all’opera col papero: il
fondamentale Bob Karp (ideatore delle gags) e poi Dick Moores
e Tom McKimson, presenti entrambi all’interno del volume il primo
con una serie di strisce autoconclusive e il secondo con una storia
completa. Non essendo artisti semisconosciuti come Ward, il materiale
prodotto da tutti questi artisti di cui si è discusso è stato più
facile da rintracciare e quindi includere nel lavoro finito, che è
risultato particolarmente ricco e traboccante. È forse questa la
differenza che balza maggiormente all’occhio confrontando il
presente tomo con quello sul creatore di Mac il marinaio.
M.
E
tra i due autori?
F. Se il serial di Ward
rappresentava il primo tentativo (autorizzato ma pur sempre autonomo
rispetto al contesto di partenza) di rendere “avventuroso”
il personaggio Donald Duck, quello di Taliaferro è il primo
Paperino, autentico e genuino perché direttamente “figlio” di
quello delineato da Walt Disney e collaboratori per l’Animazione.
Non c’è la Grande Avventura come in Ward o in Barks, ma nelle 4
vignette che compongono le strisce o nelle 12 delle tavole domenicali
c’è un approccio affettuoso e maturo al personaggio, e l’umorismo
è di alto livello, solo sporadicamente banale o poco ispirato. La
produzione di Taliaferro merita di essere preservata, diffusa e
continuamente riscoperta non solo nel ristretto ambito disneyano, ma
anche come tipo esemplare di striscia umoristica.
M.
Cosa
ha di particolare questo libro?
F. Be’,
innanzitutto è forse il primo vero studio monografico su Al
Taliaferro, ma per quanto si possa pensare il contrario, né io né
gli altri sembra avessimo pensato a questo aspetto durante la sua
lavorazione. È sicuramente una constatazione a posteriori.
Il libro in sé presenta,
oltre al corpus integrale delle strisce quotidiane di Donald
Duck del 1951 e 1952 (che vede all’opera Taliaferro ma anche Dick
Moores), delle rarità di Taliaferro (come un suo disegno di Donald
nell’atto di presentare la strip a lui intitolata e
risalente al 1938; strisce e tavole mai viste perché censurate; una
storia completa del suo personaggio non disneyano Pop Korn),
dello stesso Moores e dei bozzetti scartati di Bob Karp (messi a
disposizione per la pubblicazione da Alberto Becattini), ovvero
sketches a matita che poi non hanno visto la fase del disegno
vero e proprio. Il materiale è davvero tanto e aggiungo soltanto che
è presente anche una storia completa di Tom McKimson del 1947,
Donald Duck in Radio Trouble, finora inedita in Italia.
Una cosa
importante da aggiungere è comunque che oltre a Donna, nelle
strisce del 1951 vi è anche uno dei tanti soggiorni di Nonna Papera
presso i nipoti, e soprattutto l’esordio di Paperon De’ Paperoni
nella striscia di Al, con un pugno di divertenti strips atte a
presentare questo multimiliardario presso un pubblico che
virtualmente all’epoca non lo conosceva: i lettori adulti dei
quotidiani. Per tutti questi motivi – la presenza di Zio Paperone,
le rarità da cui attingere a piene mani – spero che la soluzione
adottata faccia risultare il volume triplamente ghiotto per i
lettori.
Dunque, volume ghiottissimo.